Giornate piene, come i carrelli

Giornate piene, come i carrelli

di Stefano Cereser

A) Buongiorno, neh?. Hai finito il credito telefonico, o hai ancora il contratto a consumo? Dimmi che avevi in animo
di chiamarmi ma sei stato occupato…

B) Fai lo spiritoso tu. Certo che sono stato occupato! E se proprio devo rendicontare ecco cosa ho fatto ieri. Mi sono
alzato verso le 8,30 e dopo le consuete abluzioni mattutine e fatta colazione – tutto con la massima attenzione a non
fare rumore che possa svegliare gli altri di famiglia – alle 10,00, più o meno..

A) Alle 10,00?! Un’ora e ½ per lavarti e fare colazione? Cosa sei un diesel?

B) Mi’! Cosa fai il cronometrista? Ma che ti frega del tempo che dedico al mio risveglio. Quando andavo al lavoro mi
alzavo alle 6 e 5’ e uscivo di casa poco prima delle 8,00. Mbeh, davo fastidio a qualcuno? Comunque, non
interrompere. Ho dato una scorsa alla lista della spesa per mio cognato, alla lista per casa, alla lista per mia mamma.
Poi le ho trascritte mettendo gli articoli in ordine di presenza al negozio per evitare, come successo la volta
precedente, di fare il giro dell’oca nel supermercato perché ogni tanto da un elenco mi ritrovavo un articolo che era
due file di scaffali più indietro. Un casino, ti dico. Però l’esperienza insegna a migliorare e quindi lista nuova e
ordinata per apparizione dell’articolo nel percorso del market. Poi ho telefonato alla vicina, la quale ha già una
persona che provvede a farle le compere, ma può essere che abbia una necessità o che non le abbiano trovato
qualche cosa. Quindi la sento. E quando la sento, anche se non le occorre nulla, per almeno un ¼ d’ora non mi molla.
Vive sola e ha bisogno di conversare, quindi tutte le occasioni le afferra e afferra anche me. Nel frattempo, la casa si
è animata e si comincia a pensare al pranzo che da qualche tempo si colloca fra le ore 13,00 e le 14,00. Del resto, se
uno si alza alle 11,00 mica si metterà a tavola alle 12,00. Ti pare? Poi, finito di pranzare – e non stare a calcolare
quanto tempo sto a tavola – vado a fare spesa. Come saprai, all’ingresso dei supermercati c’è sempre da fare la coda
e per questo ho preso l’abitudine di portare un libro da leggere. Per fortuna comunque me la sbrigo un poco più di
una decina di minuti. Fuori dal super, c’è un addetto con un termometro per controllare il flusso in entrata e in uscita
e pure la temperatura ai clienti che devono accedere agli acquisti. Mi sembra una buona iniziativa. Dopo quasi due
ore ho terminato gli acquisti. Torno a casa e … e divido le spese per i tre soggetti: noi, mamma e cognato. Riparto
quindi, diretto a casa di mia mamma. Per inciso sono quasi le 19,00. Da mia madre ripongo la spesa e, vista l’ora, le
preparo la tavola mentre lei segue “avanti un altro” alla tv. Verifico che ci sia del rifiuto da portare nei sacchi dietro
casa e poi la lascio. Finalmente a casa e libero da impegni. Si son fatte le 20,00 ed è ora di cena. Infine, poco dopo le
21,00 ho dato uno sguardo alla posta elettronica e anche alle decine di msg whatsapp della giornata. … Pronto? Ci sei
ancora?

A) Si, sono qui è …

B) Scusa sai, ma quando ti avevo detto non interrompere, no intendevo che dovevi perdere a la parola. Magari un
mugugno, magari un “però” ogni tanto giusto per far testimonianza della presenza. Mi è venuto il dubbio che avessi
lasciato il telefono sul tavolo e fossi andato a farti un caffè… per dire.

A) No. E’ che davvero non me lo aspettavo un racconto così pieno. Io invece, stamane mi sono alzato con la
determinazione di mettermi a leggere un libro. Mi sono tuffato sul primo capitolo di un’opera che conta 1.400 pag.
intitolata Googolplex written out. Un po’ noioso: arrivi a pagina 5 e già capisci come va a finire. Si, vai avanti fino alla
fine, ma più per verificare che quello che avevi già capito fin dalla 5° venga confermato che per il proseguo del
contenuto. Mi avrebbe divertito di più la lettura di Rat Man. Così in poco tempo ho abbandonato la lettura e mi sono
dato al giardinaggio. Già lo scorso anno avrei dovuto farlo: ho rifatto i vasi con i bulbi di amarillis. 20 vasi. Una media
di 3 bulbi per vaso. Ho impiegato quasi 70 lt di terriccio nuovo. Quando saranno fioriti, ti invio le foto.

B) Neanche oggi ci siamo annoiati, mi pare.

A) No, infatti. Ma adesso ciao, ‘chè c’ho da fare.

B) Proprio come i pensionati: appena chiedi se possono farti qualcosa ti rispondono no, guarda oggi proprio non ho
tempo. Magari domani. Bene, allora, ciao.