Emergenza, Democrazia e Tecnologia

Emergenza, Democrazia e Tecnologia

di Mauro Barison.

Tutti noi abbiamo sicuramente compreso che le emergenze provocano degli stravolgimenti nella nostra vita quotidiana. Dobbiamo però comprendere che le emergenze si possono sviluppare su piani diversi.

Un primo piano, ma non necessariamente il più importante, è sicuramente quello economico, un secondo quello democratico e un terzo quello sociale.

Durante l’emergenza sarebbe opportuno avere delle linee guida già indicate che ci aiutino a non offuscare il tracciato inciso su una democrazia liberale dettata dalla sovranità popolare.

Anche perché nelle emergenze ci può essere un’accelerazione improvvisa di alcuni fenomeni che già erano presenti prima che l’emergenza si manifestasse: come il populismo, ma anche sul fronte comunicativo dove le nuove tecnologie della comunicazione hanno stravolto metodi di rappresentanza già collaudati da anni.

Per questo motivo, a mio parere, il presidente Conte ha fatto bene a basare l’azione del governo sul supporto della scienza e pertanto non dovrebbe essere sindacato dalle credenze popolari.

Per quanto riguarda la comunicazione avremo modo di commentare più avanti.

Ritornando alle linee guida che si dovrebbero seguire possiamo sviluppare tre modelli di regolamentazione dell’emergenza.

Il primo lo potremmo definire costituzionale, dove è la legge costituzionale stessa a regolare le leggi per poi capire cosa il governo può o non può fare.

Un secondo modello lo possiamo identificare come modello legislativo: chi detiene questo potere ha la facoltà di emanare leggi.

L’ultimo modello non è regolamentato giuridicamente, non si trova traccia nella costituzione così come in una legge precedente al manifestarsi dell’emergenza. Potrebbe essere il nostro caso.

In questo momento è il governo a gestire l’emergenza anche arbitrariamente. Ricordiamo che la nostra costituzione prevede lo stato di guerra (art. 78) ma non lo stato d’emergenza. E anche in uno stato di guerra il governo non avrebbe pieni poteri. Ma c’erano alternative? Anche avendo a disposizione un computer quantistico di ultima generazione nessuno può in questo momento dire cosa sarebbe stato meglio fare o non fare. Possiamo però dire che almeno la comunicazione del presidente ha funzionato, il suo gradimento presso la popolazione è arrivato al 60%: una bella percentuale.

Ma in questo periodo non tutta la comunicazione ha funzionato, infatti possiamo dire che si sono prodotti due fenomeni patologici: infodemia e perpetuazione dell’emergenza.

L’infodemia è un termine che esprime la diffusione di notizie incontrollate in rete: teoria del complotto e fake news che possono risultare anche più pericolose dell’epidemia stessa.

Perpetuazione dell’emergenza o emergenza perenne, tipica del XXI secolo; se vogliamo attribuire una data non possiamo che fissare il 2001, anno del crollo delle torri del world trade center di New York. In contrapposizione alla continua perpetuazione dell’emergenza troviamo studi e ricerche di criminologi e sociologi dove ci mostrano un continuo calo di reati ma un costante aumento di detenuti – negli USA sono circa 2.000.000 di persone.

Nonostante i reati sono in continuo calo, la sensazione di insicurezza era in aumento già alla fine del secolo scorso. Come si può spiegare questo fenomeno? La scuola di Copenaghen lo chiama securitizzazione: le minacce di sicurezza non esistono oggettivamente, ma possono diventare tali perché il problema è presentato come minaccia esistenziale. Ma la securitizzazione ha successo solo quando l’attore securitizzante, presentando la questione nei termini di una minaccia esistenziale, riesce a far accettare e legittimare l’adozione di misure eccezionali ed urgenti[1].

In molti paesi, governi di destra e sinistra si sono accorti dei problemi strutturali della società, che sono sempre i soliti: scuola, sanità, ecologia, occupazione e disuguaglianze.

Risolvere questi problemi richiederebbe enormi investimenti senza dare, diciamolo in modo trasparente, vantaggi elettorali. Parlare di ordine pubblico, terrorismo ed emergenze sanitarie non solo permette di risparmiare sulla spesa sociale ma anche di essere premiati alle urne.

In questi anni abbiamo dovuto superare emergenze di ordine pubblico (G8 Genova 2001), terroristico, crisi economica e sanitaria (Sars, Mers, Covid-19).

Ogni emergenza però non fa altro che rafforzare i poteri forti che sono nelle mani dei giganti del digitale, banche e governi; quelli che sono stati più abili però! Altro che i DPCM di Conte.

Conviene continuare a vivere nell’emergenza? Non sarebbe opportuno avere già delle linee guida da seguire prima dell’emergenza? Solo rimanendo uniti potremmo uscirne vincenti.

 

[1] Sicurezza e securitizzazione. Carla Monteleone