Dialogo tra A e B

Dialogo tra A e B

di Stefano Cereser

A) Ciao, cosa combini oggi?

B) Non so ancora. Con la preoccupazione del contagio, continuo a verificare che in casa non manchi niente. Mi chiedo se non sia un pretesto per avere la scusa di uscire di casa anche solo per andare a fare la spesa.

A) Se è per questo, sei in buona compagnia. Mi è capitato di vedere persone che, dopo aver passato 10/15 minuti (quando va bene) in coda per entrare al market, uscire poco dopo con 3/4 articoli. Saranno proprio quelli che gli mancavano nella dispensa? Chi può dirlo? Certo che per molte persone, soprattutto uomini mi pare di osservare, non poter uscire di casa è un obbligo pesante.

B) Ah, sicuro! Pensa a quegli anziani che al mattino uscivano di casa e facevano crocchi nella piazza, fuori o dentro nei bar, a discutere, a raccontarsela, a dire quanto le donne sono chiacchierone, nell’attesa del mezzogiorno quando sarebbero rientrati a casa dove le mogli aveva preparato il pranzo. Vedi un po’ che ora tocca chiacchierare con le mogli… o bisticciare. Il bisticcio diventa abbastanza naturale quando una presenza invade il “tuo” territorio. Quando, dopo vent’anni che si trova in quel punto, l’uomo nota un soprammobile che a suo gusto stona, la reazione della “regina della casa” è prevedibile e giustificata. <Ti sei accorto che abbiamo un “nuovo” soprammobile. Complimenti. Non ti ha dato noia per vent’anni, fai in modo che non te ne dia per i futuri venti. … e non ti azzardare a toglierlo!> E a questo punto, se l’uomo si ritrae, la baruffa è sedata. Ma, se il nervosismo per il suo stato di “cattività” non riesce a essere gestito e si azzarda ad una replica, allora incominciano le scintille. <Per 20 anni non ti sei accorto di quello come, probabilmente, ci sono un sacco di altre cose che ti sembreranno nuove. Sai perché? Perché per esempio non ti è mai passato per la testa di spolverare casa: l’avresti notato. E scommetto che non sai neppure dove sono le pentole; se ci serve lo zucchero; dove sono i detersivi; dove è la scorta della carta igienica. Qualche amico tuo non sa neppure quale è il cassetto con le sue calze. A voi basta che la tavola sia apparecchiata e poi, come i ragazzini, finito di mangiare, nuovamente in giro. Questa casa non è un albergo. Non dicevi così ai tuoi figli? Per te, invece …>.

A) A chi, di noi maschietti, non è successo di ricevere una lavata di testa per la nostra latitanza nei lavori domestici? Qualche volta, sull’argomento, ho obiettato che grande responsabilità è delle madri, le quali addestravano le femmine ai lavori domestici ed esentavano, il più delle volte, noi maschi. Lavori da femmine. Quante volte lo abbiamo sentito dire. Ma il peggio è che non abbiamo sviluppato l’occhio sulle necessità della domus. Io, per esempio, ho “imparato a vedere” la polvere sui mobili solo dopo essermi sposato. Non che prima non la vedessi, semplicemente il mio cervello la considerava un “soprammobile” che a volte c’era a volte no. Mia moglie mi ha educato a catalogare, nel mio cervello, quel “soprammobile” come cosa sgradita e da rimuove. Non al più presto, subito. Quindi ho cominciato a vedere con nuovi occhi anche il mondo che mi circonda. Nel mio lavoro, quando visitavo i cantieri, mi capitava di domandarmi: ma come faranno mai a mantenere pulito quel punto; come riusciranno a lavare quei vetri; come potranno pensare di avere un balcone pulito se il rubinetto più vicino si trova a 20 metri?

B) Ma oggi i genitori non fanno più distinzioni fra maschi e femmine. In casa abbiamo quasi raggiunto la parità fra i generi. Peccato che è avvenuto al ribasso: non vengono educati i maschi e tal quale le femmine. Una generazione di imbranati. Colpa nostra, non scappiamo. Quanto meno, nel caso di una futura famiglia, non ci saranno le liti sul “io mi sbatto a fare tutto e tu non fai una mazza!”.

A) Pensi che questo, maledetto momento, possa essere l’occasione per rimediare a questa deficienza? Magari anche per parlarci di più, che mi manca il dialogo, il confronto, lo scambio di idee. Magari proprio sul momento che stiamo vivendo. Provare a pensare a come viviamo noi e come vivono gli altri questo disastro. Senza voler essere i nuovi professoroni che hanno le idee chiare e inconfutabili sul come e su cosa dovrebbe essere fatto. Certo, non è un argomento facile. Ma sinceramente sono sbalordito dal fatto che pare che tutte le nazioni, e un po’ di tempo dall’inizio di questa è trascorso, non abbiano un piano preconfigurato per affrontare una situazione di questa natura. Ho la sensazione che per mesi i nostri governanti abbiano osservato quello che accadeva in Cina come spettatori davanti ad un film, aspettando la fine. Anzi, aspettando il “lieto fine”. Invece si sono accorti che, quando pensavano di veder apparire i titoli di coda, dove era stato seppellito il cattivo, si muoveva la terra e affiorava la mano del presunto cadavere. Insomma, per citarmi, hanno osservato la polvere ma non si sono attrezzati per toglierla.

B) Credo che, prima di tutto, dovremmo provare a “estraniarci” dal contesto. Fingere che non lo si stia vivendo per avere la più assoluta serenità per formulare ipotesi sul tema: se succedesse una pandemia, cosa dovremmo fare? Come dovremmo comportarci? Come dovrebbe reagire ed agire lo Stato? Penso che in prima battuta dovremmo rivedere cosa è già accaduto nel passato e come si sono affrontati precedenti casi. Soffermarci con cura su gli errori precedentemente commessi per evitare di ripeterli – chi non conosce il proprio passato rischia di ritrovarselo, mi sembra una massima che calzi – poi procedere come un gruppo che fa brainstorming. E’ una tecnica che può sembrare buffa, che prevede che vengano formulate idee che possono sembrare anche non attinenti al tema specifico. E’ un lavoro che non prevede censure di nessun pensiero: si va a ruota libera. E, per la mia modesta esperienza, sono utili persone bizzarre. O meglio che hanno comportamenti e visioni della vita insolite.

A) Mi rifaccio alla questione della storia e al ripetere gli errori. Sappiamo che il dilagare del contagio può avvenire anche per lo spostamento delle persone da un luogo infetto ad un altro. Credo che una semplice norma di prudenza avrebbe dovuto consigliare gli Stati di porre in essere non solo i controlli in entrata, ma soprattutto i controlli in uscita per tentare di arginare il propagarsi dell’infezione. Certo che dobbiamo “estraniarci” perché altrimenti i nostri ragionamenti risulterebbero inquinati da una serie di disposizioni incoerenti con gli enunciati. Per esempio: le mascherine non servono a niente (ricordi del consigliere comunale di Genova e della deputata della Camera che sono stati sbeffeggiati per aver indossato le mascherine durante le sedute di lavoro?) ma adesso, grandi polemiche perché non ci arrivano le mascherine; il virus sopravvive pochi minuti fuori da un organismo vivente (i nostri “esperti” ci hanno rassicurato sulla breve sopravvivenza del virus) ma ora stiamo disinfettando le strade. Grande è la confusione sotto il cielo, ma la situazione (contrariamente a quanto affermava Mao) non è affatto eccellente. Quindi, si, “estraniamoci”.

B) Ma sai che non ricordo di aver sentito o letto dell’obbligo della mascherina?

A) Si, hai ragione, c’è però una “raccomandazione” (mi tocca mettere le virgolette per esaltare l’indicazione) da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità all’uso della mascherina solo se sospetti di aver contratto il virus e presenti i sintomi.

B) Ma, se ci sono gli asintomatici…

A) Calma. Per gli asintomatici forse ci stanno pensando. Intanto speriamo non vadano in giro; che non lavorino nei negozi che ancora sono aperti; che utilizzino comunque, come tanti altri le mascherine. Oltre alle mascherine credo che ci metteremo le mani nei cappelli. Dopo averle disinfettate ovviamente. “Estraniamoci”, che è meglio.

B) Prevenzione. Dovrebbe essere questa la pratica da perseguire per trovarci meno impreparati ad affrontare nuovi eventi. Ma dovrebbe essere principalmente una preoccupazione delle Istituzioni e in subordine un indirizzo, un suggerimento per i cittadini che volessero anche provvedere autonomamente a dotarsi di qualche presidio qualche strumento. Ma mi pare che lo Stato sia carente da questo punto di vista. Anch’io sono perplesso di fronte a notizie che affermano che il Johns Hokpins Center for Health Security avesse da poco elaborato delle indicazioni per affrontare una situazione di pandemia e rilevo, di contro una inazione dell’Istituto Superiore di Sanità. Anzi, ti confido che ho inviato una PEC proprio all’ISS per sapere per quale ragione da noi le mascherine sono indicate quasi inutili e in Cina invece le indossano tutti. Sono passati 13 giorni ma non ho ancora una risposta. Certo avranno anche il loro bel daffare che non dare retta a questioni di questo genere, ma io attendo che si plachi l’emergenza e poi torno a chiedere.

A) Obbligo o meno mi pare che le persone, piano piano, stanno prendendo consapevolezza del cataclisma sociale. Forse bisognerebbe anche ragionare sul restringimento delle libertà individuali che questo evento sta determinando a seguito dei provvedimenti imposti. Sembra esserci una specie di sospensione di alcuni diritti costituzionali. Alla quale si va sommando una sorta di indicazione del “colpevole”. Di colui o coloro che tutto ciò hanno causato. Ovviamente in origine è stata la Cina ed i cinesi che in alcuni casi, data la cultura seminata in questi ultimi anni da parte di diversi illuminati leader politici, sono stati bersaglio di insulti, imprechi e aggressioni. Poi, gli immancabili poteri forti dei complotti mondiali – quando l’uomo primitivo si trovava di fronte ad un fenomeno ignoto, lo attribuiva a un dio. Noi abbiamo nuovi dei. Più recentemente l’indice accusatore – questa volta la mano è quella dei nostri governanti – è diretto sulle persone. Persone irresponsabili che costringono le Istituzioni ad ulteriori limitazioni della libertà. No parchi; no passeggiate oltre i 200 ml da casa. Limitazioni che mi suonano strane o almeno prive di spiegazioni logiche. A giustificazione di queste necessità anche il movimento del 40% della popolazione lombarda come rilevato dalle celle dei telefonini. Ma hanno stimato quanta gente si muove per lavoro? Hanno valutato che le persone si muovono anche per andare a fare la spesa? E qualcuno deve anche portare il cane a pisciare. No?! O io sono confuso, frastornato o qualcuno di deve rendere conto in modo ragionato. Basta slogan. Soprattutto basta la caccia all’untore.

B) Sarà magari un modo per non dover dire abbiamo ancora sbagliato per difetto, dobbiamo chiedervi un ulteriore sforzo. La nostra classe dirigente pare costituita da tanti Fonzie, quello che non riusciva a dire : ho sbagl…

A) Beh, per ora ce la siamo raccontata da buoni italiani. Sempre pronti a lamentarci. Intanto non abbiamo combinato nulla. Come gli anziani in piazza. Adesso devo chiudere perché è quasi ora di cena e almeno la tavola sarà il caso che la prepari io. Magari ci risentiamo domani con la ricetta per salvare l’umanità. Ciao.

B) Su quello puoi contarci. Ciao.